Perché mio figlio non capisce? Il difficile mondo dei DSA
Inizia la scuola e per molti genitori inizia un vero e proprio “calvario”, poiché il proprio figlio sembra non capire la lettura, si distrae facilmente, sembra non riuscire a eseguire i calcoli, e così i compiti sembrano interminabili e seguiti da un innalzamento della tensione a casa che di certo non migliora la situazione. È probabile che siamo davanti ad un bambino con DSA. Non bisogna preoccuparsi, ma certamente intervenire il più precocemente per aiutarlo nel migliore dei modi.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (D.S.A.) comprendono la dislessia, la discalculia, la disortografia e la disgrafia, difficoltà presenti nella lettura, nel calcolo e nella scrittura e interessano una percentuale abbastanza alta di bambini in età scolare (2,5-3 per cento). Hanno un’ origine neurobiologica e riguardano bambini normodotati cognitivamente, ecco perché sono chiamati “specifici”, in quanto interessano specificatamente l’area degli apprendimenti e non altre.
La diagnosi di DSA è fatta intorno ai sette anni, quando il bambino ha acquisito abbastanza dimestichezza con lettura, scrittura e calcolo e riesce a comprendere il significato simbolico di numeri e lettere. Bisogna certamente rispettare le tappe di sviluppo di ciascun bambino, ma è fondamentale fare una diagnosi precoce per ottenere maggiori miglioramenti. Già alla scuola dell’infanzia è possibile individuare, attraverso test standardizzati somministrati da un esperto, “indicatori” di eventuali difficoltà di apprendimento successive. Alcuni dei sintomi che si possono presentare alla scuola primaria sono: lettura poco fluente e con errori, scarsa comprensione del testo e difficoltà a ricordare, grafia poco leggibile, inversione o sostituzione di lettere, difficoltà a imparare le tabelline. Il bambino, nonostante la sua intelligenza e l’impegno esagerato, non riesce a ottenere i risultati sperati e a risentirne è anche la sua autostima.
La Legge n.170 dell’8 ottobre 2011, non prevede l’insegnante di sostegno per i DSA; la scuola, però è tenuta redigere un Piano Didattico Personalizzato che prevede l’attuazione di strumenti compensativi e/o dispensativi necessari per il bambino. Bisogna sottolineare che un bambino con DSA non è un bambino che non può apprendere ma che apprende in modo diverso. Con questi accorgimenti e il PDP potranno stare a passo con la classe. Una diagnosi tardiva, un mancato utilizzo degli strumenti o del sostegno didattico pomeridiano, là dove è necessario, rappresentano un grave rischio per la crescita, la personalità e la stima del minore. Oggi esistono molti “doposcuola specialistici”, dove i bambini vengono aiutati da “professionisti” a tirare fuori “il meglio di sé” e vivere così la scuola più serenamente.
E voi che ne pensate? Conoscevate i DSA o avete avuto esperienze con bambini affetti da DSA? Confrontiamoci insieme!
Inoltre potete leggere questo articolo sul numero di Bianca Magazine di Agosto/Settembre 2018, sulla nuova rubrica, da me curata, “Pillole di Vita”
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